Domanda: "Cosa dovremmo imparare dalla vita di Sansone?"
Risposta:
Quella di Sansone è una vita di contraddizioni. Innanzitutto, egli doveva essere "un Nazireo a DIO dal seno di sua madre" (Giudici 13:5), eppure infranse in continuazione il suo voto. Lo Spirito di Dio scese su di lui diverse volte, dandogli la grande forza di combattere contro i Filistei, oppressori degli Israeliti. Nello stesso tempo, tuttavia, Sansone era un donnaiolo e un uomo vendicativo, pieno di peccato. La vita di Sansone mostra che abbandonarsi alla tentazione conduce al peccato, che Dio userà persino un peccatore per compiere la Sua volontà, e che non ci farà sfuggire alle conseguenze del peccato.
La vita di Sansone – dalla tentazione al peccato
La storia di Sansone comincia con una violazione della legge di Dio. Egli vuole sposare una donna filistea, nonostante le proteste dei genitori e nonostante violi la legge di Dio sul matrimonio con i pagani. I suoi genitori lo accompagnano oltre le vigne di Timnah (Giudici 14:5) per procurargli una moglie, quando un leone li attacca e Sansone lo uccide. Quando torna in quella zona e si avvicina alla carcassa del leone, vede che all'interno di essa si trovano un favo e del miele, che mangia. Si tratta di una chiara violazione della seconda parte della legge dei nazirei: "Per tutto il tempo che si è consacrato all'Eterno non si accosterà al corpo morto" (Numeri 6:6). Sansone sapeva di aver fatto qualcosa di sbagliato, perché quando diede il miele ai suoi genitori, "non disse loro che aveva preso il miele dal corpo del leone" (Giudici 14:9).
Il tipico convito descritto in Giudici 14:10 era, letteralmente, un "festino alcolico." Come nazireo, Sansone doveva obbedire alle leggi riportate in Numeri 6:1-21: "si asterrà dal vino e dalle bevande inebrianti; non berrà aceto fatto di vino, né aceto fatto di bevanda inebriante; non berrà alcun succo di uva e non mangerà uva, né fresca né secca." Nonostante la Scrittura non indichi se Sansone avesse bevuto del vino o un'altra bevanda fermentata, si trattava di un'altra fonte di tentazione, che infine lo condusse al peccato. In questo caso, Sansone fa una scommessa su un indovinello, sua moglie lo tradisce e dà la soluzione ai suoi connazionali, i Filistei. A seguito di tutto ciò, Sansone uccide trenta uomini.
La vita di Sansone — Dio usa persino un peccatore per compiere la Sua volontà
Sansone cercava di proposito delle situazioni che portassero al peccato, ma ogni volta Dio lo usava per la Sua gloria. Dio creò Sansone per "liberare Israele dalle mani dei Filistei" (Giudici 13:5). Neppure i peccatori possono impedire che si realizzi la volontà di Dio. Quando Sansone uccise il leone, si trattò della sua prima prova di forza. Gli diede la sicurezza in se stesso necessaria per affrontare i Filistei. Uccise trenta filistei per vendetta, per ripagare un debito. In seguito, Sansone giura: "non avrò alcuna colpa verso i Filistei, se farò loro del male" (Giudici 15:3) e "io farò certamente vendetta su di voi" (Giudici 15:7). Entrambe le occasioni furono per ragioni personali e non dovute alla devozione, ma Egli le usò come pretesto per liberare Israele dall'oppressione. Nonostante il peccato di Sansone, la volontà di Dio non sarebbe stata contrastata.
La vita di Sansone — Dio non ci farà sfuggire alle conseguenze del peccato.
Benché la volontà di Dio sia inarrestabile, Sansone subì comunque le conseguenze del suo peccato. Quando incontrò Dalila, e lei lo pregò di rivelarle il segreto della sua forza, egli violò la parte finale della legge dei nazirei: "Tutto il tempo del voto della sua consacrazione il rasoio non passerà sul suo capo; finché non sono compiuti i giorni per i quali si è consacrato all'Eterno, sarà santo; lascerà che i capelli del suo capo crescano lunghi" (Numeri 6:5). Dopo che i connazionali di Dalila gli tagliarono i capelli, Sansone si aspettava ancora che Dio fosse con lui. "Egli si svegliò dal sonno e disse: «Io ne uscirò come tutte le altre volte e mi svincolerò». Ma non sapeva che l'Eterno si era ritirato da lui" (Giudici 16:20). Per via delle precedenti violazioni impunite pensava di averla fatta franca, ma la sua continua disobbedienza aveva raggiunto il limite. Quando Sansone violò tutte le leggi dei nazirei, si trovò ad affrontare le conseguenze delle sue azioni.
La lezione che possiamo trarre dalla vita di Sansone è che, se camminiamo ostinatamente e ripetutamente nelle tentazioni che conducono al peccato, subiremo le conseguenze della nostra disobbedienza, anche se Dio continua ad usarci per compiere la Sua volontà. Alla fine, Sansone capì la vera fonte della sua forza, ma non capì mai il suo vero scopo. "Allora Sansone invocò l'Eterno e disse: «O Signore, o Eterno ti prego ricordati di me! Dammi forza per questa volta soltanto, o DIO, perché possa vendicarmi con un sol colpo dei Filistei per la perdita dei miei due occhi»" (Giudici 16:28). Vediamo da questo versetto che Sansone era più preoccupato della vendetta che della volontà di Dio, e ciò gli costò la vita; "furono piú quelli che egli uccise morendo di quelli che aveva ucciso in vita" (Giudici 16:30). La volontà di Dio si era compiuta, ma Sansone non vide mai le molte benedizioni che avrebbe potuto ricevere.