Domanda
I pastori dovrebbero ricevere uno stipendio?
Risposta
Una congregazione deve assolutamente provvedere alle necessità finanziarie del suo pastore o dei suoi pastori e di qualsiasi altro ministro che lavori a tempo pieno. 1Corinzi 9:14 dà chiare istruzioni alla chiesa: “Allo stesso modo, il Signore ha ordinato che quelli che annunciano il Vangelo hanno il diritto di vivere di questo lavoro” (La Parola è Vita). Se paghiamo le persone che preparano e servono il nostro cibo fisico, non dovremmo forse essere disposti a pagare anche coloro che si occupano del nostro cibo spirituale? E, onestamente, che cosa è più importante: il cibo fisico o il cibo spirituale, sulla base di Matteo 4:4?
In questo passaggio si evidenziano diversi elementi. Gli anziani della Chiesa devono essere onorati, e questo onore include uno stipendio. Gli anziani che servono bene la chiesa, specialmente quelli che insegnano e predicano, dovrebbero ricevere un doppio onore. Se lo sono meritato. Sarebbe crudele far lavorare un bue ma negagli il cibo, e noi dovremmo fare attenzione a non trattare crudelmente i nostri pastori. Lasciamo che condividano le benedizioni materiali della congregazione che servono! I nostri pastori valgono più di molti buoi.
Non c’è nulla di spirituale nel far “soffrire un pastore per il Signore”. Sì, un pastore è stato chiamato da Dio al suo ministero, ma non ne consegue che una congregazione debba pensare: “Lascia che Dio si prenda cura di lui”. Dio dice che la chiesa locale è responsabile di prendersi cura del pastore e della sua famiglia. Prendersi cura dei bisogni spirituali di una congregazione è un lavoro importante, probabilmente più importante di altre cose per cui normalmente spendiamo soldi, come soddisfare i nostri bisogni fisici, mantenere i nostri veicoli e divertirci. Si veda 1Corinzi 9:7.
È vero che l’apostolo Paolo si manteneva da solo mentre svolgeva il suo ministero a Corinto (1Corinzi 9:12). Non percepiva alcuno stipendio dai Corinzi. Ma chiarì che lo faceva come sacrificio volontario a loro favore, “che predicando l’evangelo, io posso offrire l’evangelo di Cristo gratuitamente, per non abusare del mio diritto nell’evangelo” (versetto 18). Paolo percepiva salari da altre chiese (2Corinzi 11:8). Il suo accordo con Corinto era un’eccezione, non la regola.
Può capitare che una chiesa non sia in grado di provvedere alle finanze di un pastore. In questi casi, il pastore è costretto ad avere una doppia vocazione, non avendo altra scelta che lavorare al di fuori della chiesa per mantenere la propria famiglia. Questo è triste, ma a volte necessario. Di solito è meglio che un pastore sia pagato a tempo pieno, in modo da potersi dedicare completamente all’opera del Signore: quella di servire e pascere la congregazione che Dio gli ha affidato.
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